Mauro Corona, il dramma si è consumato a casa sua “In coma per le sprangate”
Mauro Corona: un’infanzia rubata, i fantasmi di famiglia e la salvezza nella scrittura
Alpinista, scrittore, volto televisivo tanto discusso quanto amato: Mauro Corona è oggi conosciuto per la sua schiettezza, il carattere ruvido e le storie intense che porta a CartaBianca. Ma dietro l’uomo di montagna che non esita a contraddire politici e giornalisti, si nasconde un passato doloroso, fatto di violenze domestiche, fame vera, dipendenza dall’alcol e una lunga lotta con sé stesso.
Negli anni, lo scrittore trentino ha scelto di raccontare senza filtri i suoi trascorsi. Le sue confessioni aprono uno squarcio su un mondo duro, dove crescere significava sopravvivere giorno dopo giorno.
L’infanzia della paura
“La fame vera l’ho conosciuta io” – ripete spesso Corona. Non è una frase ad effetto, ma la realtà vissuta da bambino. In casa sua regnavano autoritarismo, violenza e tensione continua.
Il padre lo sottoponeva a “lezioni di coraggio” che oggi appaiono agghiaccianti: “Mi prendeva per la giacchetta e mi faceva penzolare nel vuoto, tenendomi con un dito, per insegnarmi a non avere paura.”
Non erano solo i gesti fisici a segnare Mauro, ma un clima familiare insopportabile: litigi quotidiani tra i genitori, l’alcol come compagno fisso, botte e urla. Per un bambino, la casa non era rifugio ma prigione.
Il rapporto con il padre
Corona non ha mai nascosto il rancore, ma anche l’ambivalenza verso il padre. Mostrando una cicatrice sulla mano, ha detto: “Non è stata la montagna a farmela, è stato mio padre con un coltello.”
La paura lo accompagnava in ogni gesto, tanto da spingerlo da ragazzo a cercare conforto nell’alcol: “Ho iniziato a bere perché mio padre mi terrorizzava. Era un dittatore.”
L’alcol, inizialmente rifugio, divenne presto catena. I traumi infantili non svaniscono: cambiano forma, si trasformano in dipendenze, in tentativi disperati di cancellare la sofferenza.
La tragedia dei genitori
La madre, esasperata, aveva lasciato per un periodo la famiglia. Quando tornò, la situazione peggiorò: litigi ancora più violenti, serate ubriache.
Un giorno, entrambi i genitori si addormentarono dopo aver bevuto troppo. Non si svegliarono mai più. Una tragedia che marchiò per sempre la vita dei figli.
Mauro e i fratelli furono cresciuti dai nonni. Ma anche lì la vita era segnata dalla povertà. Alla Befana, la nonna portava loro il carbone. I bambini bestemmiavano, convinti di essere puniti. Solo molti anni dopo Mauro capì: “Non aveva i soldi per i regali, il carbone era la cosa più facile da trovare.”
Oggi, il ricordo si è trasformato in tenerezza: “Allora l’ho maledetta, ma se fosse qui le direi: siediti accanto a me, beviamo un goccio di grappa insieme, ti abbraccerei.”
Scrivere per salvarsi
Nella confusione di quella vita, Mauro trovò una via di fuga inaspettata: la scrittura. “O mi sparo o mi faccio raccontare delle storie” – disse a sé stesso. Ma le storie degli altri non gli bastavano. Così iniziò a inventarle, a scriverle.
La penna divenne la sua salvezza. Scrivere serviva a trasformare il dolore in racconto, la solitudine in personaggi, la rabbia in parole.
Non è un caso che i suoi libri siano popolati da montagne severe, uomini duri, fragilità nascoste dietro corazze di pietra. La natura selvaggia che descrive è lo specchio di un mondo interiore segnato dalla fatica e dalla sopravvivenza.
Il demone dell’alcol
Accanto alla scrittura, però, c’era sempre l’alcol. “Sono entrato nella dimensione dell’alcol. I traumi dell’infanzia non li superi mai del tutto.”
Per anni, la bottiglia è stata un rifugio e una condanna. Una battaglia che Corona ha combattuto in silenzio, lontano dalle telecamere, ma che ha segnato profondamente il suo percorso umano.
L’uomo pubblico: tra ruvidezza e verità
Dal 2018, Mauro Corona è ospite fisso di CartaBianca, il talk show condotto da Bianca Berlinguer su Rai 3. Nonostante una sospensione temporanea dovuta a uno scontro con la conduttrice, il loro rapporto si è rafforzato negli anni, trasformandosi in una sorta di amicizia televisiva fatta di stima e battibecchi.
Corona è la “croce e delizia” del programma: un ospite ruvido, spesso scomodo, ma sempre autentico. La sua voce porta con sé il punto di vista di chi non teme di dire ciò che pensa, di chi viene dalla montagna e dalla vita reale, lontana dai salotti romani.
Un testimone necessario
Il fascino di Mauro Corona sta proprio nelle sue contraddizioni: uomo segnato da ferite profonde, ma capace di raccontarle con crudezza e poesia. Non ha mai edulcorato il proprio passato, anzi lo espone come testimonianza.
Il suo messaggio è forte: “Se perdi l’infanzia, non ne esci indenne.” Una frase che suona come avvertimento, ma anche come invito a riflettere sull’importanza di proteggere i più piccoli.
Conclusione: la forza di non arrendersi
La storia di Mauro Corona è quella di un sopravvissuto. Ha conosciuto la fame, la paura, la violenza. Ha rischiato di perdersi nell’alcol. Ma ha trovato nella scrittura e nella montagna la ragione per andare avanti.
Oggi, dietro la scorza burbera e le parole taglienti, si nasconde un uomo che ha trasformato le cicatrici in letteratura, i ricordi dolorosi in racconti da condividere.
Corona non vuole essere eroe. Vuole essere testimone: della sofferenza subita da bambino e della possibilità, nonostante tutto, di reinventarsi. Forse è proprio questa autenticità senza filtri che lo rende tanto discusso quanto amato.