Donato Bilancia: chi era e come è stato catturato/ 13 ergastoli e il presunto “cambiamento” del serial killer
Chi era Donato Bilancia e come è stato catturato il serial killer dalla lunga scia di sangue: 13 ergastoli e il “cambiamento” negli ultimi anni di vita
CHI ERA DONATO BILANCIA, IL KILLER DALLA LUNGA SCIA DI SANGUE
Il serial killer delle prostitute e dei treni, colui che terrorizzò il Nord Italia: sono tanti i soprannomi attribuiti a Donato Bilancia, la cui storia viene raccontata oggi tramite il documentario Le tre vite, riproposto in TV sul Nove. Dietro il mostro c’è un uomo dall’infanzia e dall’adolescenza segnate da alcune difficoltà sociali e familiari, tra perdite di fratelli e un rapporto complicato con i genitori.
Dietro la sua escalation criminale c’è anche il profilo di un soggetto dalla personalità complessa e disturbata: infatti, per alcuni esperti manifestava tratti di personalità antisociale, con una propensione alla violenza e una totale mancanza di empatia nei confronti delle sue vittime.
Le motivazioni dietro i delitti affondavano le radici nel suo odio verso la società, ma celavano anche una ricerca di potere e controllo. Soffriva di un disturbo della personalità e aveva un’inclinazione verso la violenza che trovò sfogo in una serie di crimini che terrorizzarono Liguria e Piemonte. Per gli esperti, il suo disturbo narcisistico lo portava a reagire con violenza ogni volta che si sentiva umiliato o minacciato.
DONATO BILANCIA, COME È STATO CATTURATO E LE CONDANNE
Nel complesso, Donato Bilancia commise in pochi mesi 17 omicidi, tra rapine (perché era anche un ladro di professione) e delitti a sfondo sessuale, crimini caratterizzati da modalità violente e spietate. Era un giocatore d’azzardo incallito, infatti cominciò a uccidere per vendicare le sconfitte di gioco, poi passò a omicidi senza movente, legati alla sua malvagità e misoginia.
La scia di sangue venne interrotta nel ’98, quando le forze dell’ordine riuscirono a catturarlo dopo un’intensa indagine: a incastrarlo furono alcune incongruenze nel suo alibi, oltre agli indizi raccolti sulle scene dei crimini. Decisive furono anche le intercettazioni telefoniche, alcune testimonianze e l’analisi di tracce che Donato Bilancia aveva lasciato.
L’arresto avvenne a Genova, mentre provava a nascondersi; poi ci fu la confessione, ricca di dettagli precisi. I processi a carico di Donato Bilancia suscitarono grande interesse mediatico, proporzionale, del resto, al terrore che era riuscito a seminare con i suoi delitti. Alla fine dell’iter processuale venne condannato all’ergastolo per la gravità dei crimini commessi e la sua indole pericolosa. Donato Bilancia fu condannato a 13 ergastoli, che scontò rimanendo in carcere tutta la vita.
GLI ULTIMI ANNI DI VITA E IL “CAMBIAMENTO”
Dunque, trascorse anche gli ultimi anni di vita in carcere, dove era isolato e sottoposto a rigorose misure di sicurezza. La sua morte, avvenuta nel 2020, quando aveva 68 anni, sopraggiunse a causa di alcune complicazioni legate a problemi di salute. Infatti, nel carcere padovano dove era detenuto scoppiò un focolaio di Covid che contagiò, tra gli altri, anche Bilancia, il quale però rifiutò le cure e si lasciò morire, anche perché colpito dal recente rifiuto di un permesso premio e dal mancato riconoscimento, da parte dei giudici, dei suoi sforzi per cambiare.
Negli ultimi anni, infatti, aveva partecipato anche a un laboratorio teatrale, la cui responsabile, la regista Cinzia Zanellato, al Corriere ha spiegato che “stava cercando di recuperare un’umanità”. Pur ammettendo le sue perplessità iniziali, ha riconosciuto dei progressi; infatti, è arrivata a dichiarare che aveva avuto “sicuramente un cambiamento” e che aveva maturato il desiderio di aiutare alcune persone, come un bambino disabile.